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Con questa mossa, Google mette i bastoni fra ruote ai competitor del mondo pubblicitario (ma non a se stessa).

Un’autentica rivoluzione. I cookie, la traccia che lasciamo online e che viene dalle applicazioni online per archiviare e recuperare informazioni necessarie a profilarci, presto potrebbero non esistere più. O almeno questa è l’intenzione di Google Chrome, leader indiscusso dei browser web con una percentuale di diffusione vicina al 70%.

 

La notizia arriva direttamente da Mountain View, con Justin Schuh, direttore di Google Engineering per Chrome, che al sito Tech Crunch conferma la volontà – in un paio d’anni – di ridisegnare il concetto di cookie di terze parti per rendere il browser ancora più orientato alla privacy: «Questa è la nostra strategia per riprogettare gli standard del web, per renderlo predefinito per la privacy. C’è stata molta attenzione sui cookie di terze parti perché certamente sono uno dei meccanismi di tracciamento, ma questo è solo un meccanismo di tracciamento e lo chiamiamo così perché è quello a cui le persone prestano attenzione».

La “Privacy Sandbox”
Ma cosa vuole fare di concreto Google su Chrome? In sostanza, l’idea è quella di inglobare la gestione dei cookie all’interno della di una “Privacy Sandbox”, una nuova area all’interno della quale ogni singolo utente potrà gestire la condivisione dei suoi dati personali online. Di base, però, su Chrome ci sarà uno stillicidio di cookie di terze parti, che non saranno più memorizzati e rimarranno, invece, sul device che si usa senza essere condivisi.

Le conseguenze rischiano di essere un autentico tsunami, per il mondo del marketing, e andranno a riconfigurare gli equilibri del mercato pubblicitario online. La profilazione grazie ai cookie è ormai da tempo l’arma (più o meno vincente) di aziende e multinazionali che hanno puntato sull’eCommerce. Senza la condivisione di queste tracce, cambierà l’intero scenario.

«L’obiettivo primario di questa mossa – ha scritto sempre Justin Schuh sul blog di Chromium (sistema al quale si è legato anche Microsoft per il nuovo Edge) – è rendere il web più privato e sicuro per gli utenti, supportando al contempo gli editori. Stiamo lavorando in modo attivo su tutto l’ecosistema, così che browser, editori, sviluppatori e inserzionisti abbiano l’opportunità di sperimentare nuovi meccanismi, testare se funzionano bene in varie situazioni e sviluppare implementazioni di supporto, tra cui la selezione e la misurazione degli annunci, la prevenzione del denial of service (DoS), anti-spam/frode e l’autenticazione federata». L’obiettivo è sbarazzarsi della raccolta cookie entro il febbraio del 2022. 

Cosa fanno gli altri
C’è da dire che gli altri browser come Firefox, Safari, e anche il nuovo Edge di Microsoft, hanno già da tempo avviato operazioni simili, bloccando la raccolta di cookie di terze parti. Ma è innegabile che l’impatto della decisione presa da Google sarà decisamente più rilevante. E già preoccupa gli inserzionisti. Una navigazione cookie-free, di fatto, farebbe sparire quelle correlazioni che accompagnano gli utenti ogni giorno. La classica inserzione delle auto usate che vi perseguita per qualche giorno, solo perché avete cercato proprio un’auto usata su qualche sito, è destinata a scomparire. Il rovescio della medaglia, però, esiste. E forse non piacerà tantissimo. Un po’ perché con questa mossa, Google mette i bastoni fra ruote ai competitor del mondo pubblicitario (ma non a se stessa), un po’ perché senza profilazione, il mondo dell’advertising online può diventare ancora di più una giungla.

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