Oggi è stato presentato SPID, il sistema pubblico di identità digitale presso la sala Giannini di Palazzo Vidoni alla presenza del Ministro Ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione Marianna Madia, il direttore generale di AgID Antonio Samaritani, i responsabili delle amministrazioni centrali e locali.
Sono, inoltre, presenti il presidente dell’Inps Tito Boeri, l’amministratore delegato di Poste Italiane Francesco Caio, l’amministratore delegato di Tim/Gruppo Telecom Italia Marco Patuano, l’amministratore delegato di Infocert Danilo Cattaneo, il consigliere per l’innovazione del Governo Paolo Barberis, il digital champion Riccardo Luna, l’On. Stefano Quintarelli, presidente del Comitato di indirizzo di AgID e l’On. Paolo Coppola, Consigliere per la digitalizzazione del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.
Ma cerchiamo di capire come cambierà la pubblica amministrazione con questo importante progetto innovativo e riprendiamo le parole dal blog di Paolo Barberis, consigliere per l’innovazione del Governo.
La scena è la seguente: una fila all’anagrafe, allo sportello della Asl, alla motorizzazione, insomma dove volete voi, ma comunque nel pieno di quel tipo d’incombenza che per un’istante vi fa rivalutare positivamente l’anarchia. Vivere nei boschi, cibarsi di radici, morire alla prima infezione. Ma niente code. Mh.
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Ci rifletto pazientemente mentre sono in fila, qualcuno ha portato con sé il giornale, qualcun altro un libro, altri ancora fissano le avvincenti sfumature di biancone del muro sopra lo sportello, piccoli gruppi si raccolgono in aggregazioni spontanee dettate dai numerini dell’eliminacode (elimina si fa per dire), rivolgono strali contro il maltempo e, va da sé, il governo. La quinta opzione, la più diffusa, è quella di tirare fuori di tasca lo smartphone e controllare mail, social, leggere giornali online, giocare a Candy Crush Saga.
Fortunatamente oggi esistono oggetti come questi, capaci di supportare applicazioni sempre più complesse, programmi che gestiscono masse gigantesche di dati. Grazie ad essi possiamo ammazzare il tempo mentre aspettiamo di regolarizzare i nostri rapporti con la pubblica amministrazione, rapporti che a ben pensarci passano anch’essi attraverso grandi masse di dati.
Ehi aspetta un momento!
Perché non ripensare il sistema digitale della pubblica amministrazione in modo da renderlo fruibile anche attraverso una app da tenere sul proprio smartphone, un’unica interfaccia con tutte le incombenze, i pagamenti, i dati utili a portata di mano, magari con un sistema di avvisi e notifiche?
Un uovo di Colombo che in questo caso però forse dovrei chiamare la rivelazione di colui che fissa il muro mentre aspetta.
Una nuova architettura per la pubblica amministrazione con una nuova interfaccia e, perché no, anche una app dedicata, per evitare lo stress e recuperare tempo per la vita. Un balzo nel millennio digitale tramite una piccola icona dentro un oggetto che moltissime persone hanno già in tasca. Una tecnologia il cui numero di utenti è destinato soltanto ad aumentare.
L’Italia, che ama spesso dipingersi peggio di quello che è, ha già un’ampia infrastruttura digitale. Allo stato attuale delle cose però questa è pensata come un prolungamento digitale di una struttura fisica, un’architettura inefficiente che non sfrutta a pieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e dalle banche dati già esistenti.
Bisogna rovesciare il paradigma: non deve essere più il cittadino che segue lo Stato ma lo Stato che fornisce al cittadino tutto quello che riguarda il suo rapporto con esso, e lo fornisce anche comodamente in tasca, dentro un oggetto che ha mille altri scopi. Non sarà più l’azienda a dover gestire un gran numero di rapporti diversi con la pubblica amministrazione, ma lo Stato a concentrare tutti i suoi rapporti nei confronti dell’azienda in un unico punto.
Una rivoluzione copernicana.
Riflettendo, in fila di fronte al muro color bianco noia, immagino un sistema che sia in grado di concentrare tutti gli uffici in un click, secondo tre principi cardine:
- Semplicità
- Sicurezza
- Ecosistema
Ecosistema magari va spiegato per evitare che pensiate ad un ficus o un bosco di conifere con gli scoiattoli: in questo contesto significa piuttosto l’armoniosa convivenza dei fornitori di dati in un sistema il più funzionale ed intuitivo possibile.
Nessun roditore, nessuna pigna ma piuttosto un design contemporaneo e coordinato, con un font open source e una forte identità italiana immediatamente riconoscibile. Un insieme pensato per la massima fruibilità.
Il risultato? Il rovesciamento del rapporto con il cittadino e, appunto, un bel balzo in avanti, un cambiamento in grado di riaggiornare quella leadership italiana nella creatività che ci contraddistingue e che da tempo è un po’ appannata; lo strumento ideale per diventare leader mondiali dell’internet dei servizi pubblici dove il cittadino è parte attiva e autonoma nei suoi rapporti con lo Stato avvalendosi di una nuova [Inter]faccia.
Un modo per portare l’eccellenza che può esprimere una democrazia come la nostra, dentro un mondo digitale in cui la leadership oggi è privata ed estera.
Una piattaforma che permetta di rapportare noi stessi e le nostre aziende in maniera più rapida, trasparente e pulita, e al tempo stesso di aprirci al mondo, verso quei Paesi le cui classi medie emergenti sono sempre più interessate a ciò che l’Italia ha da offrire dal punto di vista dei prodotti e dei servizi, oltre naturalmente che del turismo.
Non sarebbe male, non sarebbe male per niente.
Aquesto punto devo chiedervi scusa, non sono stato del tutto sincero. Non perché tutto questo non si possa fare, ma perché quello che avete letto non è un’idea di questa mattina, o dell’ultima fila che ho fatto. Nella vita di file ne ho fatte molte e infatti a tutto questo ci stiamo lavorando già da un po’.
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