I “local” non sono vere guide turistiche, ma abitanti di una città che offrono online pacchetti di esperienze ai turisti, come lezioni di cucina o degustazioni nei migliori bar del posto. Ecco le piattaforme dove candidarsi.
Tra le nuove figure della sharing economy o della gig economy, se preferite, per ora è la meno conosciuta. Ma le cose potrebbero cambiare. E prima o poi ci ritroveremo sommersi da locals (guide locali), come oggi lo siamo di host(padroni di casa) disposti a ospitarci dietro pagamento di una commissione.
I locals altro non sono che dei tizi che abitano nel posto dove andiamo in vacanza, pronti a mostrarcelo nei suoi aspetti più folkloristici o insoliti. Nulla a che vedere con le guide turistiche autorizzate, che incontriamo nei musei o nei siti storici. I locals hanno un approccio meno autorevole, decisamente, ma forse più amichevole.
Pensare di diventare una guida locale ha senso? In un paese a vocazione turistica come l’Italia, forse sì. E infatti sono già centinaia che arrotondano così. Ma siamo ben lontani dai numeri degli altri paesi, dove secondo un articolo del New York Times, il trend è legato a quello dei viaggi fai-da-tè dei single, che oggi a livello internazionale riguarda il 25% delle persone (nel 2013 erano il 13%). Chi viaggia da solo, soprattutto verso paesi esotici, spesso è alla ricerca di esperienze originali e qualcuno ben introdotto potrebbe essergli utile. Ecco perché se siete esperti del vostro angolo di paradiso (o purgatorio), potrebbe essere una buona idea per arrotondare.
Come si diventa locals o guide locali? Per ora, ci si propone. Esistono almeno una decina di siti web dove mettere in vendita la vostra conoscenza del Paese.
Attenzione: meglio non puntare su esperienze generiche, ma essere il più originali possibile. I turisti sembrano apprezzare le peculiarità di un territorio.
Su Voyagin, che raccoglie guide locali asiatiche, e da noi non funziona (per ora), va forte il sumo, con la possibilità di assistere agli allenamenti dei campioni nelle palestre dove di solito i turisti non entrano. Sono solo tre esempi.
Da dove iniziare? Tra i marketplace a cui proporsi, che operano anche in Italia, Vayable forse è più noto: nel nostro Paese le proposte di esperienze “uniche” sono più di un centinaio. ToursByLocals dichiara finora di aver servito più di mezzo milione di turisti: in Italia è abbastanza attivo con tour di tipo più tradizionale. Di Withlocals, invece, l’aspetto più interessante è che ci si può proporre non solo per portare in giro le persone, ma anche per insegnar loro qualcosa (per esempio a cucinare.
È bene precisare che l’iscrizione a questi siti vi trasformerà in una guida turistica, mestiere che richiede un percorso di formazione preciso e un’abilitazione.
Più che guide anzi, forse sarebbe il caso di chiamarli “amici”, come fa il sito Guide me right, che i suoi utenti li definisce appunto local friends. Anche se difficilmente pagheremmo un amico per portarci a scoprire dove si mangia la focaccia migliore o a vedere i più bei murales della periferia milanese. Ma questa è un’altra storia.
fonte: Wired
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