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MarioVillaniMollare tutto e fare un doppio salto carpiato nel vuoto, al buio. Stracciare un contratto a tempo indeterminato (rarità, oggi, per un under 30), lasciare una posizione rispettata e, soprattutto, uno stipendio da 5mila euro netti al mese. Per fare cosa?

Per avviare una startup di consegna di cibo sano a domicilio in Italia. Con tanta fatica e zero certezze su un ipotetico successo. Ma tant’è: questa è la storia di Mario Villani, 28enne, barese.

Un ex cervello in fuga che ha deciso di fare ritorno a casa per mettere a frutto le competenze acquisite all’estero e durante gli anni di studio. E che da tre settimane ha lanciato Nutribees, diventando imprenditore di se stesso. “Il nostro  è il Paese più bello del mondo – confessa – e io volevo costruire qualcosa di mio, qui”.

 

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Mario si laurea nel 2013 in Amministrazione e Finanza in Bocconi. Voto, 110. Un lavoro lo ha già: è nella sede milanese di una delle “Big Four”, la società di consulenza KPMG. “Dopo un paio di settimane mi sono accorto che non faceva per me. In teoria mi occupavo di revisione contabile delle banche, nella pratica controllavo che le fatture fossero corrette e facevo fotocopie”. Così inizia a guardarsi intorno. Grazie all’Università invia la propria candidatura a Rocket Internet, un’azienda tedesca che si occupa di esportare modelli di business, attraverso delle startup, in tutto il mondo. “Avevo voglia di vedere cosa ci fosse fuori dall’Italia. L’esperienza all’estero mi esaltava, specialmente in Asia, per cui ho sempre avuto un debole”. Detto, fatto. Ad agosto, con la laurea fresca fresca, parte per Giacarta, in Indonesia. “Doveva essere uno stage retribuito di tre mesi, sono rimasto via dall’Italia per quattro anni”.

 

Dopo i primi tre mesi, viene assunto a tempo indeterminato. “A scadenza regolare mi cambiavano di ruolo e mi promuovevano. Sono arrivato a gestire il magazzino in Indonesia. Un giorno mi hanno detto: ‘Qui hai fatto bene, ci serve qualcuno a Singapore’”. Mario si trasferisce e diventa senior manager operations. Sotto di sé ha cento persone da gestire. Dopo un anno, però, si licenzia ed entra nella startup di consegna di spesa a domicilio Honestbee. Qui è capo dipartimento per le operazioni di Singapore. E il suo salario aumenta. “Prendevo fino a quattro volte di più di chi ricopre lo stesso ruolo in Italia”. Va detto che Singapore, secondo la classifica dell’Economist Intelligence Unit, risulta essere da quattro anni la città più cara al mondo. È anche vero, d’altra parte, che la BBC ha meglio contestualizzato la situazione della città-stato asiatica, ridimensionandone il costo della vita.

Nonostante la posizione lavorativa invidiabile, però, Mario comincia a mettere in dubbio la propria vita in Estremo Oriente. “Sono posti ideali per una vacanza, ma se ci vivi ti accorgi che non c’è sostanza. Singapore è una città falsa, costruita da zero, che è nata e si è sviluppata come polo logistico e finanziario. Non c’è una cultura reale”.

A questo si aggiungono i ritmi lavorativi pressanti: 13-14 ore in ufficio nei primi 4-5 mesi delle nuove occupazioni, che scendono a 9-10 ore quando il carico, sia a Giacarta sia a Singapore, si stabilizza. Così, verso la fine del 2016, Mario pensa al ritorno. “In quel periodo mi sentivo con un mio amico ed ex collega di università, Giovanni Menozzi. Un suo familiare aveva avuto un grave problema di salute, che l’ha costretto a seguire un’alimentazione corretta. Giovanni, da fuori, ha toccato con mano i benefici di uno stile nutrizionale sano e in più abbiamo constatato che un servizio del genere, in Italia, non esisteva. Tra gennaio e marzo abbiamo buttato giù le basi di quello che volevamo realizzare. E ora eccoci qui, con la startup online e operativa da inizio giugno”.

 

Nutribees si occupa di consegnare cibo sano e personalizzato a domicilio. Il cliente, accedendo alla piattaforma, ha due opzioni: se possiede già un proprio piano alimentare redatto da un nutrizionista, lo può inoltrare; oppure può compilare un test sulle proprie abitudini in cucina. Un algoritmo, messo a punto dalla nutrizionista Anna Villarini, stabilisce di cosa ha bisogno. A questo punto un team di cuochi prepara i piatti, conservati secondo tecniche che ne mantengono i principi nutritivi, che vengono spediti a casa. “Il servizio si rivolge alle persone che vogliono stare meglio attraverso un’alimentazione sana e gustosa – spiega Mario – Al momento abbiamo fatto un investimento che ci garantisce un’operatività di 7-8 mesi. Stiamo cercando investitori e partner strategici. Contiamo di generare profitti e di assumere altre persone. È un modello di business con costi fissi molto bassi e tutti gli investimenti che faremo saranno destinati a migliorare il servizio”.

Licenziarsi, chiudere tutto e andarsene da Singapore non è stato facile. “Ho impiegato un paio di mesi per decidere se tornare o se rimanere. Ci è voluto un bel po’ di coraggio. Alla fine però sono soddisfatto della scelta: fare qualcosa di mio mi gratifica di più. Anche se, lo devo ammettere, lo stress è tanto. Soprattutto per quanto riguarda il futuro della startup”.

E l’Italia? “Quando ero all’estero ho sempre difeso il mio Paese, che è il più bello del mondo. È vero, ci sono cose che non funzionano, come l’eccessivo peso della burocrazia. Ma i cambiamenti si ottengono stando qui, cercando di migliorare le cose anche in piccolo. Certo, se Nutribees avesse successo, sarei il primo a dire di esportarla in Sudamerica. Salvo poi, dopo qualche anno, ritornare in Italia”. Con buona pace di chi pensa che questi giovani italiani pieni di risorse sarebbe “meglio non averli tra i piedi”.

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